In un periodo di cambiamenti continui, non è facile capire come orientarsi nemmeno per la scelta della propria auto. Solitamente, nella nostra rubrica “Scende in campo e le ha tutte contro”, ci occupiamo di mettere a confronto veicoli che sono rivali diretti sul mercato. Oggi, però, abbiamo deciso di focalizzare questa puntata sui carburanti che, mai come oggi, occupano una posizione di rilievo nelle notizie, creando spesso confusione.
Prima di partire, però, è necessario fare una premessa: martedì scorso, il 28 marzo, i ministri dell’Energia Ue hanno approvato in via definitiva il regolamento che prescrive lo stop ai motori endotermici per le auto e i furgoni nuovi a partire dal 2035, andando a confermare la linea perseguita da tempo a livello europeo. Il voto, però, non è stato compatto, con Romania, Bulgaria e Polonia che hanno votato contro e con l’Italia che, all’ultimo, ha deciso di astenersi.
«Con il voto finale di oggi l’Ue ha compiuto un passo importante verso la mobilità a emissioni zero. La direzione è chiara: nel 2035 auto e furgoni nuovi devono avere zero emissioni», ha twittato il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, commentando il voto: si tratta, ha aggiunto, di un «grande contributo alla neutralità climatica entro il 2050 e una parte fondamentale del Green Deal».
La ragione dell’astensione dell’Italia, che in primo momento si era detta contraria, è da ricercare nella dichiarazione scritta del Considerando 11 del nuovo Regolamento sulle emissioni delle automobili e dei furgoni, che consente la produzione di veicoli dotati di motore endotermico, anche dopo il 2035, purché impieghino carburanti sintetici. Ed è proprio l’impiego di questi carburanti che lascia scettica l’Italia, rappresentata dal Ministro Gilberto Pichetto Fratin: non consentendo l’impiego di altri carburanti, come i biocarburanti, il Considerando 11 andrebbe contro il principio di neutralità tecnologica. Ma l’ultima parola, però, non è ancora detta.
Andiamo quindi a scoprire le varie differenze tra le diverse fonti di alimentazione.
E-FUEL
Partiamo subito dagli e-fuel che, dopo un’intensa attività di pressione da parte della Germania, rientrano tra gli unici carburanti che consentiranno alle auto dotate di motore a scoppio di andare avanti anche dopo il 2035. In cosa consistono esattamente gli e-fuel? A differenza dei biocarburanti, gli e-fuel, su cui invece ha spinto molto la Germania a livello europeo, si basano sun una combinazione chimica di idrogeno e anidride carbonica.
Utilizzando la CO2 catturata, questa tipologia di carburante è, sicuramente, vantaggiosa dal punto di vista ecologico, ma non è tutto oro ciò che luccica. Il rovescio della medaglia è che l’idrogeno “verde” non è facilmente ricavabile in Europa al momento e servirebbe importarlo da paesi stranieri tra cui l’Arabia Saudita e l’Algeria. In questo caso verrebbe meno quell’idea di indipendenza energetica che accompagna il piano europeo. Industrialmente, quando si parla di idrogeno verde si parla di gas ricavato dall’acqua con un sistema di elettrolisi ma usando obbligatoriamente energia elettrica rinnovabile.
Una comodità degli e-fuel rispetto, ad esempio, alle auto ad alimentazione elettrica e ad idrogeno, è che potrebbe venire sfruttata la rete di distribuzione attuale, abbattendo notevolmente i costi per la realizzazione di una nuova rete di infrastrutture. Va detto inoltre che, anche se neutri dal punto di vista dell’anidride carbonica, gli e-fuel hanno comunque delle emissioni locali di ossidi di carbonio e di ossidi di azoto, benché molto basse. Non ci sono polveri sottili allo scarico.
Parlando di costi, è inevitabile parlare dei prezzi alla pompa anche se, al momento, non ci sono delle previsioni precise. Stando a Transport & Environment (T&E), la maggiore Ong a livello europeo che tratta temi ambientali legati al trasporto, il prezzo al litro dovrebbe aggirarsi sui 2,8 euro. Secondo la e-fuel Alliance, organizzazione che sta sviluppando i carburanti sintetici, il prezzo dovrebbe essere ben più abbordabile, con una previsione che si aggira tra 1,66 e 1,99 euro al litro nel 2025. In questo caso, però i carburanti sintetici sarebbero miscelati con un 4% di carburanti tradizionali.
BIOCARBURANTI
I grandi esclusi dalla partita, nonostante il lavoro diplomatico portanto avanti dall’Italia, sono i biocarburanti, realizzati a partire dalla trasformazione di sostanze organiche vegetali o animali
La produzione dipende dal tipo di carburante che è necessario realizzare. Il biometano, conosciuto con la sigla CH4, si ottiene mediante la purificazione del biogas. A quel punto può essere compresso e immesso nella rete dei metanodotti o, in alternativa, liquefatto e diventare BioLng. Se invece parliamo di bioetanolo, il processo di realizzazione non è poi molto distante da quello utilizzato per le bevande alcoliche.
Uno dei biocarburanti più interessanti, visto che è già impiegato da diversi mezzi, è il biodiesel, ricavato da oli e grassi esausti, garantendo una seconda vita a prodotti che, altrimenti, sarebbero a fine ciclo vita. Un esempio? McDonald riutilizza l’olio esausto delle proprie fritture come carburante.
Per quanto riguarda invece il bio-idrogeno, per la sua realizzazione vengono impiegate specifiche alghe e speciali bioreattori dove vengono coltivati organismi regolando temperatura, umidità, ossigeno e nutrienti. La cosa che distingue il bio-idrogeno è che dal suo utilizzo viene rilasciato solo vapore acqueo.
L’Italia, che è primo consumatore europeo di biocarburanti, sta ormai da tempo cercando di far valere la propria posizione a livello europeo e ha delle buone ragioni dalla propria parte. Il risparmio di CO2 ottenuto dall’impiego di biofuel ottenuti da mais e grano è del 60% durante il ciclo di vita, mentre tale quota sale addirittura al 90% se si prendono in considerazione i biocarburanti che derivano dagli olii di frittura.
Vi state chiedendo quanto costino i biocarburanti? Al momento, in Italia, Eni conta 90 punti di distribuzione del proprio prodotto, l’HVOlution, che ha prezzi che si aggirano tra 1,7 e 1,9 euro al litro, anche se ci sono punte di oltre 2,5 euro al litro. Un prodotto abbastanza caro, certamente, ma che se più diffuso, sfruttando le economie di scala, potrebbe diventare più economico.
Fonte: Automoto.it – News